Nel romanzo si parla del concerto dei Mattafix all’Hiroshima Mon Amour. Un po’ reportage, un po’ racconto, questo pezzo è stato scritto per On Stage, la rubrica di musica dal vivo di Fatece Largo.
La fanza di fumetti de Roma.
07 febbraio 2006
Hiroshima Mon Amour, Torino
A poche ore dall’inaugurazione della ventesima olimpiade invernale ci muoviamo per le vie del capoluogo sabaudo e trovare la strada pare un terno al lotto. Corsie olimpiche, parcheggi zero, lo snervante pullulare delle auto poliziotte e i sottopassaggi chiusi per via dell’atletico happening.
Torino 2006.
Nemmeno l’Hiroshima pare più lo stesso ora che, con la legge Sirchia al primo anniversario, gli schiavi del fumo sono costretti ad andare all’addiaccio per consumare le loro pratiche nauseabonde. Non poterne fare a meno ribadisce che la sigaretta non è un semplice simbolo fallico, come sostiene l’ala estrema della propaganda non fumatrice, e dunque sostituirla con una tettarella di gomma non è una soluzione.
Fuori però fa freddo.
Mattafix non è il genere di musica che mi fa perdere la testa ma ci sono pur sempre dei ma con cui fare i conti. Ci troviamo qui, io e l’amico Vanni, per una strana serie di circostanze, e alla fine della fiera la serata non è da buttare.
Anzi.
Nonostante Big City Life ce l’abbia fatto a fette per forse quasi un anno, la band ha i suoi numeri e non si risparmia per mostrarceli. Dal vivo questi Mattafix hanno suoni potenti, coinvolgenti, senza esagerare. Alternano pezzi pop, sorta di Pet Shop Boys versione afro, con momenti da pakistano bruciato lento ma regolare.
La giovane età, poi, non preclude ai fanciulli di dimostrarsi in gamba nello scrivere come nell’eseguire e on stage anche il tormentone di cui sopra appare migliore, più profondo, quasi fragoroso. Peccato, invece, che l’intero stile sia, a mio giudizio, in contrasto con un eccessivo gusto per le rifiniture, per i dettagli, e parte dei cori campionati che quando li ascolti ti metti a scrutare le labbra dei musicisti per vedere se qualcuno di loro stia effettivamente cantando.
L’Hiroshima comunque è pieno e apprezza. I Mattafix tornano per il bis, la loro unica hit versione unplugged. Ma io e Vanni, che siamo due peggio schiavi del dio Fumo, usciamo fuori al gelo per peccaminare. Poi magari la nebbia, un giro ai Murazzi, una piadina da Gian Carlo e un funambolico ritorno a casa tra corsie olimpiche e discorsi di sorta.
2 commenti:
Data la mia passione per i concerti dal vivo, questo racconto-recensione è supergradito! Rivivo tra le righe tutta l'atmosfera di un live, il prima, l'arrivo al locale, l'emozione e l'energia che sprigiona la musica, il dopo, quando soddisfatti ci si lascia andare ai propri vizi per finire in bellezza un episodio della propria vita, almeno per me importante.
Grande come sempre!
Anche io trovo questo racconto-recensione molto gradito. Ma che fine hanno fatto i Mattafix, nn si sentono più, perchè?
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