Come regalo di natale, in anteprima il capitolo introduttivo del romanzo Vangelo secondo Carlo, in uscita a gennaio per Tespi Editore.
E tanti auguri.
Divinità del Sé Stesso.
In principio era il Nulla, eterno e sconfinato, incolore e insapore, inteso come assenza del tutto quanto. Mancava l’energia e mancava la materia, dunque era vacuo. Non c’era la luce ma nemmeno il buio e per questo era invece empio. E non lo si poteva toccare perché non c’erano mani che potessero toccare, non lo si poteva vedere perché non c’erano occhi che potessero vedere e non lo si poteva pensare perché non c’erano meningi che potessero ragionare. C’era solo il divino Sé Stesso che niente aveva di sacro e nemmeno di profano ma soltanto cosciente consapevolezza di voler essere da qualche parte in qualche tempo.
Ma non c’era tempo.
Il tempo lo creò il divino Sé Stesso quando volle vivere una vita come fosse un videogame per separare il Nulla che era venuto prima dal Nulla che sarebbe venuto dopo. E allora si finse carne in un universo virtuale che rispondeva alle leggi che lo stesso Sé Stesso aveva creato, per rendere più veritiero il gioco a cui si volle dedicare.
Quando questo accadde si materializzò il buio, cioè assenza di luce, e nel mezzo sorse la luce, cioè antitesi del buio. Il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, l’acceso e lo spento. In ogni caso, comunque, la negazione del Nulla che fa rima con culla. Stantia ma divina. L’eterna tana del supremo Sé Stesso, unico e solo per definizione, annidato da nessuna parte.
La femmina aprì le gambe e lui ci infilò la testa dal di dentro, per venire alla luce. Il buio rimase indietro. Il Nulla era invece in un’altra dimensione, priva di numeri e parole, opere e omissioni.
Non era mai successo prima.
1 commento:
Evangelico, oscuro, futuristico... è difficile definire il nulla, eppure qui sembra quasi di poterlo toccare e vedere... non posso aggiungere altro, per la bravura dello scrittore. Questo assaggio è il più bel regalo di Natale!
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