La mia amica quando ride ha il vizio di mettersi una mano davanti alla bocca. E risulta ancora più simpatica. La mia amica si chiama Manuela.
Ma, così come il mondo, anche la mia rubrica telefonica è piena di Manuele. Ho perciò deciso, per distinguerla dalle altre, di chiamarla Manu Dread.
Dread perché una volta la mia amica Manuela portava le ciocche di capelli arrotolate in lunghissimi dread di colore rosso.
Manu Dread ha letto una prima volta “Vangelo secondo Carlo” e le è piaciuto assai. Poi un sabato sera che doveva uscire per fare bisboccia, è stata colpita dal peggio stato febbricitante della porca miseria.
E’ riuscito a placarlo con un cocktail farmaceutico degno del dottor Jeckyll. Ma di uscire, Manu Dread, non ne ha più voluto sapere.
E, siccome la televisione del sabato sera fa abbastanza schifo, la mia amica Manu Dread ha pensato di rileggere il romanzo.
Manu Dread si è munita di penna a biro di colore blu e si è messa ad analizzare il manoscritto con pazienza certosina, ragionando sul come e perché, srotolando matasse per poi riavvolgerle, nel tentativo di cercare delle incongruenze. Correggere un manoscritto, per certi versi, è meglio della Settimana Enigmistica.
Il giorno dopo mi ha telefonato.
Il manoscritto che avevo dato a Manu Dread era costellato di segni blu con le sottolineature per circoscrivere gli errori ortografici, perfino troppi secondo me, e madornali sviste narrative.
Tipo.
Carlo, il protagonista, è iscritto alla facoltà di ingegneria informatica. Ma, in alcuni passaggi, chissà perché, Carlo studia psicologia. Il padre di Carlo nelle prime pagine si chiama Osvaldo, poi diventa Anselmo, poi ritorna Osvaldo.
La mia amica Manu Dread mi ha poi spiegato che un bambino nato a dicembre, cioè dopo le vacanze estive, a sei anni fa già la prima elementare mentre io scrivo che a quell’età Carlo è ancora l’asilo. Questo si spiega perché sono di marzo.
Un pesce, cioè.
L’aiuto della mia amica Manu Dread è stato molto prezioso ed è piovuto inaspettato dal cielo grazie alla sua buona volontà e alla sua perspicacia particolarmente femminile. E poi, è chiaro, c’è pure il merito della febbre del sabato sera.
3 commenti:
Non tutti i mali vengono per nuocere... una febbre è provvidenziale per dare una marcia in più ad un'opera che attendo con curiosità, ammirazione, fiducia!
Quando si dice... non tutto il male viene per nuocere! :-)
PS: fammi un fischio quando esce, ok?
Grazie per la menzione d'onore.
Manu
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