Cristiano Godano cantava di volere una figa blu mentre i ragazzi del bar Sport se ne stavano a fumare Diana blu e Marco Corona attraversava la provincia alla guida di una Dyane blu.
Lo conobbi facendo autostop.
Marco Corona era un buon nome e cognome, non tanto per un paparazzo quanto invece per uno chef che ti disegna un sanguinolento paté di cazzo. Erano tempi in cui ancora capitava di incontrarci sulla pista del Macabre e, col ritmo frenetico di Don’t call me white, fingevamo di fare rissa avvinghiati per terra in mezzo al pogo. Più tardi collaborammo per la realizzazione dei 22 tarocchi del cazzo.
Transfuga, prima in Colombia e poi a Roma, Marco Corona disegna fumetti. L’idea di affidargli la copertina del romanzo è sorta spontanea e lui ha detto subito di sì. Mi ha chiesto cosa volevo. Ci sono scritti che nascono già con un’immagine ben precisa, rappresentativa del contenuto. Vangelo secondo Carlo, invece, era privo di iconografia. L’unico punto fermo che mi girava in testa era il colore di fondo che doveva andare sul blu.
Messo alle strette trascorsi una mattinata a fotografare il mio braccio sinistro che impugnava una pistola e a ritoccare le immagini al computer per inserirle su uno sfondo di metafisico blu.
Ma l’idea non era buona.
La copertina di un romanzo è importante. E’ una specie di biglietto da visita, è la parte visiva che va ad associarsi al titolo e che si fissa poi nella memoria. Quando si pensa ad un libro letto non c’è soltanto il contenuto ma anche l’immagine sulla confezione.
Ho molta fiducia nelle arti di Marco Corona.
Restammo a discutere per telefono. Pensammo di utilizzare la scena del ritrovamento del cadavere, con cui comincia il romanzo. Inviai a Corona i primi capitoli e gli dissi che volevo comunque tanto blu. Valutammo quale fosse la giusta sfumatura. Lui si procurò un cartoncino di quel colore sopra il quale avrebbe dipinto la scena. Gli dissi che l’immagine proseguiva oltre il dorso, continuando sulla quarta di copertina, come Somewhere in time degli Iron Maiden. Lui mi fece prendere le misure di un libro della stessa collana, per farsi un’idea. Era una domenica di ottobre e Marco Corona lavorò febbrilmente per l’intero pomeriggio.
Realizzò.
La creazione era un’opera d’arte. Solare ma sinistra. Si vedeva la Mercedes col lunotto posteriore insanguinato ritratta nell’estrema periferia torinese, sotto il sole di novembre. Il blu era il cielo limpido del mattino che, nel dipinto, risultava assai drammatico.
A me piacque. All’editore pure.
Nel frattempo, la domenica successiva, Marco volava a Lucca per la rassegna sul fumetto. Il Corona veniva incoronato col Gran Guinigi come migliore autore unico: la categoria dei fumettari che firmano sia i disegni che la sceneggiatura.
Forse il mio libro gli aveva portato fortuna.
Così mi accendo una Diana blu e ripenso alla Dyane blu sulla quale, quasi vent’anni prima, avevo conosciuto Marco Corona. Sarebbe un bel nome e cognome, non tanto per una nuova marca di birra quanto invece per un cantante stile dada. Si esibisce coi Nazighei per fare Giallo limone che, davvero, con la copertina blu non centra un catetere.
5 commenti:
No, non ci credo.. non può essere vero!!! I'm the first!!
Bella la copertina!
Complimenti a Marco.
Ciao!
Questa copertina è così bella nella sua semplicità che mi si è stretto il cuore quando l'ho vista... Il blu è un colore magico, molto citato da artisti, "True Blue" di Madonna, gli Shocking Blue della famosa "Venus" per citare due esempi... e oltretutto "Somewhere in time" è l'album degli Iron Maiden che preferisco. Complimenti a Marco!
segnalato
spero di leggerlo presto, spero di vederti presto
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