"Vangelo secondo Carlo", il primo romanzo di Cristiano Della Bella. Un velocissimo noir di blunottiana ispirazione. Tespi Editore.

venerdì 13 marzo 2009

Plinio Umberto Foggia, aspirante dittatore del proletariato

“Vangelo secondo Carlo” fa parte di quel genere di romanzo cosiddetto popolare che, se preso con le dovute critiche, potrebbe apparire quasi educativo. Intendiamoci, il condizionale è d’obbligo.

Al centro della narrazione c’è l’assurda follia del protagonista che, causata peraltro dalla più estrema decadenza dei capitalismi moderni, provoca una serie di delitti privi di senso pratico, ideologico e, in tal modo, gratuiti. Inoltre le maglie della legge, rese ancor più larghe dal permissivismo di futile matrice falsamente democratica, permettono ai colpevoli di farla inevitabilmente franca.

Purtroppo il Della Bella, glorioso operaio metalmeccanico che gioca a fare l’intellettuale, ha voluto presentare il suo lavoro, di pura invenzione è giusto ricordare, come se fosse una reale inchiesta giornalistica. Questo richiede quella dovizia di particolari che dettagliano oltre il buon gusto ogni malefatta descritta, privandoci della possibilità di un lavoro davvero educativo in virtù di un’operetta da stampa di consumo, abusando una volta ancora del sensazionalismo tipico dei giornalisti odierni. Cosicché, se l’ignaro lettore socialista prestasse la sua preziosa attenzione a queste volgari pagine lorde di sangue, di sesso e violenza, ne verrebbe inevitabilmente cariato.

Ma l’autore vuole fare l’artista.

Un artista di facili costumi occidentali, nel senso più bieco del termine. Un nuovo Lucarelli, come se già non bastasse il primo, che preme alle porte di una celebrità spicciola per trovare un posto al sole. Tutto questo, poi, sulle spalle dei compagni lavoratori che hanno bisogno di letture più edificanti che non l’ennesima faciloneria a scopo diversivo. Ma il Della Bella vuole divertire, cioè distogliere le menti operaie dall’incommensurabile quotidiano, mettendo la realtà al servizio della propria presunta arte e non viceversa, come sarebbe invece mille volte più giusto.

A questo punto, e qui amaramente concludo, il buon censore socialista sa cosa deve essere fatto. E la mia speranza è che lo faccia davvero.

Plinio Umberto Foggia, aspirante dittatore del proletariato


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